da Milano SILVIA BARIGAZZI P RESIDENTE e amministratore delegato. Fedele Confalonieri è da ieri l'uomo forte della Fininvest, il plenipotenziario che ai ruoli "politici" e di rappresentanza - sta conducendo lui la guerra contro i referendum sulla legge Mammì, sua era la proposta di "affittare" Retequattro - affianca così anche quelli operativi e gestionali. Franco Tatò - il super-ristrutturatore imposto alla guida del gruppo nell'ottobre del '93 dall'inquietudine delle banche creditrici preoccupate per l'altissimo indebitamento - si "ritira" invece alla Mondadori, azienda da cui in realtà non si è mai allontanato.
Che cosa vuol dire questo balletto ai vertici? Innanzitutto c'è da segnalare una singolare concidenza. Proprio l'altro ieri, alla vigilia delle dimissioni dai piani alti della Finivest, Tatò è stato cooptato dal consiglio di amministrazione della Vitale & Borghesi, la banca di investimenti che ha già assistito la Fininvest nella quotazione della casa editrice di Segrate. Su questo passaggio si danno diverse interpretazioni. La più morbida è quella che Tatò si copra in qualche modo le spalle con i due prestigiosi consulenti - Guido Roberto Vitale e Arnaldo Borghesi - per portare avanti un suo personale disegno, per realizzare un'operazione che preverebbe un'ulteriore abbassamento del controllo Fininvest e un collocamento di quote presso gruppi editoriali stranieri.
L'ambizione di Tatò, mormorano i maligni, sarebbe quella di prendersi direttamente delle quote da affiancare a quelle di soci amici. Un'ipotesi che comunque si scontrerebbe con il padrone Silvio Berlusconi. Il comunicato della Fininvest di ieri tende già a escludere simili esercizi, sottolinenado come la Mondadori sia "di grande rilevanza strategica per il gruppo Fininvest". Il più duro degli scenari delinea invece direttamente un'uscita di Tatò , manager puro, poco compatibile con la tradizionale dirigenza del gruppo del biscione.
Questo disegno vede nel ritorno a Segrate di Tatò - che indica in qualche modo la fine della fase d'emergenza, visto che il manager ha fatto incassare quasi mille miliardi riportando l'indebitamento Mondadori a livelli più accettabili - una precisa volontà di Berlusconi di rinserrare le fila, di stringere a sé i suoi fedelissimi in vista delle elezioni. Il più diplomatico degli sfondi si limita infine a sottolinare che kaiser Franz "con meno di due lavori non riesce a stare".
Il compito affidato a Confalonieri, invece, porta ufficialmente alla quotazione in borsa delle televisioni, un progetto che il presidente-amministratore delegato ha annunciato "entro il 1995". Per diversificare la proprietà e abbassare la quota di controllo che fa riferimento direttamente al leader di Forza Italia.