Montedison meno Rossi

BARIGAZZI SILVIA

Montedison meno Rossi

Guido Rossi si dimette dalla presidenza del gruppo chimico e della Ferfin. Arriva Luigi Lucchini, ex-presidente di Confindustria

SILVIA BARIGAZZI

BRUNO PERINI


MILANO I L PROFESSORE se ne va. Chiamato a foro Buonaparte la mattina del ventotto giugno '93 mentre i carabinieri minaccivano di arrestare in flagranza di reato tutto il vecchio consiglio di amministrazione, Guido Rossi decreta con le sue dimissioni la fine dell'emergenza finanziaria e giudiziaria. Se lo ricordano tutti, quando alle otto del mattino in gran segreto il professore incontrò il procuratore Borrelli per evitare il peggio, garantendo che dal quel momento si sarebbero tirati fuori tutti gli scheletri dagli armadi.

Seicento giorni di fuoco per salvare il secondo gruppo industriale italiano, portato dalla famiglia Ferruzzi e da Raul Gardini sull'orlo del collasso: trentunmila miliardi di debiti per la Ferfin, un incredibile giro di fondi neri esteri a disposizione per comprarsi la politica. Alla presidenza "con le più ampie deleghe" arriva l'ex presidente della Confindustria e industriale siderurgico Luigi Lucchini. Un uomo di industria e di rapporti per garantire le banche creditrici -tutt'ora azioniste del gruppo -per rassicurare i soci esteri e gestire il nuovo assetto del gruppo. Lucchini è stato indicato dallo stesso Rossi, cooptato la notte tra domenica e lunedì dal consiglio e nominato alla presidenza ieri mattina. Un passaggio che indica un ridimensionamento del ruolo di Enrico Bondi.

Guido Rossi aveva già fatto le valigie lo scorso anno. Ma l'inchiesta su Mediobanca aperta dalla procura di Ravenna a seguito delle denunce di Carlo Sama e soci lo avevano costretto a rimanenere. Enrico Cuccia aveva ordinato: "Ognuno ai suoi posti di combattimento fino a quando non passa la bufera". Adesso la decisione è irrevocabile. Rossi ha già fatto tutto quello che gli veniva richiesto dal suo mandato: ha evitato il crack del gruppo arrivando all'accordo con il settantacinque per cento dei creditori. Un'opera titanica, considerata l'ostilità di alcune banche straniere, guidate dalla Citibank, abituate a pensare che i gruppi che non ce la fanno non possono che fallire. In alcuni casi ha vestito i panni dell'"investigatore" sguinzagliando gli uomini della società di revisione Deloitte a caccia di fondi neri - come quei 544 miliardi persi da Gardini alla borsa di Chicago e "imboscati" in una società estera - in altri ha aiutato direttamente Antonio Di Pietro a svolgere le indagini sul passato Montedison.

E adesso? Le ipotesi sul futuro di Rossi e della Montedison sono state ieri il gioco di società preferito della comunità finanziaria. Perplessa Piazzaffari per l'abbandono del professore. C'è chi si chiede i motivi per cui un imprenditore siderurgico sia stato chiamato alla guida del maggior gruppo chimico privato italiano. I più maliziosi aggiungono che una ragione sarebbe da ricercare nei buoni rapporti che legano l'ex presidente degli industriali con la Fiat. Il vecchio sogno di Cuccia si starebbe realizzando: riconsegnare la Montedison agli Agnelli attraverso la Gemina.

Tutte fantasie? Secondo Guido Rossi certamente sì. La Fiat forse, sostengono dalle parti di foro Buonaparte, potrebbe in un prossimo futuro partecipare al capitale del gruppo Ferruzzi, ma non certo accollarsi nè direttamente nè indirettamente il carico di un settore delicato, lunatico e rischioso come la chimica. La recente politica della casa di Torino, concentrata sull'automobile, non lascia prevedere grandi ritorni su settori a questa estranei. I tentativi di costruire una conglomerata portati avanti negli anni ottanta non hanno pagato.

Anche sul futuro del professore si sono sbizzarrite le càbale di finanza e corridoi. Andrà con Romano Prodi? Tornerà alla politica, lui che è già stato senatore della sinistra indipendente? Si prepara per alti incarichi in Mediobanca? Niente di tutto ciò. Le cose sembrano essere più semplici. Guido Rossi, dopo l'avventura in Montedison, tornerà nel suo ufficio di via Sant'Andrea numero due, riprenderà a fare l'avvocato di diritto societario e ad insegnare. Intanto si dedica alla scrittura di un libro sul capitalismo.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it